Ogni storia inizia con un primo palleggio, un’esclamazione dopo un canestro, un viaggio in pulmino che sembra eterno per un bambino. Daniel ha iniziato proprio così, con la maglia della Grifo addosso, e oggi vive una nuova avventura con la Eastern Arizona College, una realtà di NCAA Division I. Ma sentendo le sue parole, capisci subito che oltre la destinazione a renderla speciale è il punto di partenza.
Perché ciò che ha lasciato un segno non sono i trofei o le vittorie, ma la comunità che ha incontrato, le amicizie nate in palestra, le tombole di Natale, e soprattutto i volti dello staff, che lo hanno sostenuto nei momenti più difficili:
“Quello che non dimenticherò mai del periodo Grifo è l’aiuto che Giorgio e il resto dello staff mi hanno dato nei periodi più difficili. È qualcosa che mi ha fatto diventare la persona che sono oggi.”
Non è questione di curriculum sportivo: è sapere che sei cresciuto in un ambiente dove la fiducia non si firma, si riceve lungo il percorso. Daniel ha proseguito la sua formazione a Rimini, poi negli Stati Uniti, prima in un community college e ora in Division I, in un contesto dove il livello fisico e tecnico è elevatissimo. Ma ogni passaggio, ribadisce, ha origine da qui:
“Con la Grifo ho fatto i miei primi passi. Se coach Ruggeri non avesse creduto in me, non so se avrei mai cominciato a giocare.”
Parole che raccontano una verità semplice: non serve restare a lungo per portare qualcosa di importante dentro di sé. Ci basta sapere che, tra muri e palloni, la Grifo ha dato a un ragazzo piccoli gesti, fioriti poi in desideri grandi. E quando Daniel racconta delle persone che lo hanno accompagnato, dei compagni, delle prime volte, capisci che dietro a ogni canestro c’è un valore che non si misura con un tabellone segnapunti.
La Grifo è questo: un primo campo di vita, un luogo che accoglie e accompagna. Perché cresce chi ci crede, chi riceve fiducia, chi impara a rialzarsi. Anche quando il gioco si fa duro.