MINIBASKET

Esordienti 2012-13 al debutto

Prima uscita stagionale del nuovo gruppo Esordienti formato dai ragazzi del 2012 integrati da alcuni 2013. Ho pensato di prendere al volo la proposta fattami da Chicco di Riolo per giocare una amichevole, in previsione dell’inizio dei campionati.
Il gruppo è formato dallo zoccolo duro degli Aquilotti dello scorso anno che, per via dell’età, sono stati
promossi di categoria: l’ultima categoria del Minibasket prima di entrare a far parte, a tutti gli effetti, delle
squadre giovanili.
Tutto può far pensare ad una continuità di quanto fatto gli anni precedenti, in realtà cambiano tante cose.
Il canestro è più alto.
Il pallone è sempre quello di misura cinque.
La differenza che ritengo più importante è quella degli spazi: il campo di Casalfiumanese è sempre lo
stesso, ma i ragazzi sono cresciuti e, soprattutto, nella categoria Esordienti si gioca cinque contro cinque!
Lasciarli liberi di giocare a piacimento, vuol dire vedere correre tutti dove si trova il pallone, creare tanta
confusione, buttare il pallone nello spazio vuoto sperando che arrivi prima un nostro compagno. Giocare
ogni fase del periodo in apnea o quasi.
In questo momento diventa importante che i ragazzi si accorgano che il basket è un gioco nel quale si
deve ragionare. Si deve aver coscienza di cosa si deve fare, quando e perché. Si deve avere un ruolo e
sapere cosa comporta. Questo ruolo cambierà di partita in partita e anche, spesso, all’interno della stessa
partita.
Da oggi comincia ad essere un vero “gioco di squadra”.
Già anno scorso avevo cominciato ad impostare un lavoro basato sulle collaborazioni, cercando di far
capire che quando si gioca, se sono in possesso del pallone, io devo sapere cosa stanno facendo i miei
compagni e loro devono sapere cosa posso fare io e, in base alla mia scelta, adeguarsi e quindi dare dei
punti di riferimento più o meno certi.
Anno scorso l’ho spiegato a ragazzi che avevano un anno in meno, l’ho fatto provare in allenamento poi,
però, in partita, ognuno è sempre stato libero di giocare come si sentiva, senza ruoli, senza posizioni
preordinate, lasciando libera la fantasia.
Anno scorso, una volta passata la palla ad un compagno, il proprio compito si pensava fosse terminato.
Data la palla a quello che si riteneva uno dei più bravi, lui avrebbe risolto il problema.
Quest’anno, il ruolo, comporta che mi debba far trovare in una certa posizione che cambia a seconda di
dove si sposterà la palla, che mi debba adeguare a quanto farà il mio avversario, che, arrivato ad essere in
possesso della palla, debba sapere, anche senza vederli, dove dovrebbero essere posizionati i miei
compagni…
In allenamento dovremo lavorare su questo, ma tanti di noi, hanno ancora alcune lacune tecniche con le
quali pensavano di poter sopravvivere. Ora, invece, si accorgono che diventa indispensabile prendere il
pallone con due mani, saper palleggiare a testa alta, con entrambe le mani, saper proteggere il pallone,
prendere decisioni in pochissimo tempo, approfittare della disattenzione dell’avversario, saper eseguire il
terzo tempo da destra con la mano destra e da sinistra…
Alcuni di noi hanno iniziato a giocare solo quest’anno!
Diventa importantissimo allenarsi insieme per cercare di rendere più fluide le cose durante le partite,
quando gli avversari metteranno le mani addosso, creeranno intensità, ci costringeranno a spendere
energie in difesa, approfitteranno di ogni piccola nostra disattenzione.
Ieri come è andata?
Direi bene. Meglio di quanto mi sarei aspettato. Certamente mi ha sorpreso la qualità della compagine di
Riolo che ci ha costretto ad un impegno superiore a quanto mi aspettassi. Direi però che i ragazzi, dopo un
avvio estremamente disordinato, hanno reagito e questo mi è piaciuto tanto.
Mi sono divertito a cambiare i ruoli a quasi tutti i ragazzi per vedere il loro spirito di adattamento.
Mi piace dare ruoli di responsabilità a chi non se lo aspetta, a chi pensa di poter ancora vivere sulle spalle
degli altri. Mi piace osservare i loro sguardi quando glielo chiedi e vedere come sanno adattarsi a
consegne che credevano facili e alla loro portata. Tutti però affrontano queste sfide a testa alta, sanno che
se chiedo loro di fare una cosa è perché sono sicuro che la possano fare.
Mi piace anche assegnare compiti “secondari” a coloro che sono ormai abituati ad essere considerati dei
leader, o quasi. Vedere che si accorgono che poi così “secondari” non sono, soprattutto se vengono
chiamati in causa al momento giusto e nel modo giusto.
Si comincia a vedere che non si da importanza a chi realizza il canestro, basta che abbia la nostra canotta!

Pietro, 30 ottobre 2023